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Di rispetto, indignazione e del Gattopardo

 Sono una prof Anche se di me qualche tempo fa - probabilmente contribuendo a segnare definitivamente il termine della mia esperienza lavorativa presso l'istituto non statale in cui stavo momentaneamente lavorando - qualche tempo fa di me dissi "non sono una prof, sono una mamma che insegna". Si vede che avevo ancora i figli abbastanza piccoli per sentirmi esclusivamente mamma, incapace di deporre il ruolo in qualsiasi istante. Ora i figli sono cresciuti un po' ed essere mamma di (quasi) adulti non è la stessa cosa, è venuto meno - con passaggi quasi impercettibili - quell'esigenza di "protezione" che caratterizza la maternità, soprattutto di questi tempi, e la mia pelle un po' è cambiata. Ne ha beneficiato la primogenita, quando l'ho quasi eiettata fuori di casa, intercettando che il suo trasformarsi da ragazzina a "vice mamma" per i fratelli minori necessitava di una soluzione netta e drastica. Intercettando... aveva più presente lei ...

Di Zia Bellamy, citronella e dell'agave scomparsa

  Sul finire della stagione lavorativa - sono un'insegnante precaria, cioè una lavoratrice stagionale - ho pensato bene di riattivare il mio abbonamento Kindle Unlimited. Segno dell'urgente necessità di pulire il cervello da una quantità di gesti e pensieri abituali - apri il registro elettronico, apri l'account di google, verifica la posta, controlla i compiti su classroom, accedi alla bacheca delle circolari. Moltiplica per due visto che quest'anno hai vinto una cattedra con due spezzoni su due istituti diversi che, ma c'è da dirlo? usano due sistemi differenti. Fai un salto, fai la giravolta...  falla un'altra volta... e vai col tango. Il terribile horror vacui -  e con questa son già due volte in quattro post che mi occorre usare questa espressione - che mi coglie ogni mattina aprendo il pc e dovendo constatare l'inutilità dei miei gesti -pure i registri elettronici dei figli sono diventati, con la fine delle lezioni, muti e privi di belle, o brutte, so...

Di gentilezza, presunzione e capelli color drago

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  "Quando fai così non sembra che vuoi dare una mano. Sembra piuttosto che pensi di poter fare meglio degli altri, e quelli che stai cercando di aiutare si offendono" Vorrei dire di aver raggiunto questa consapevolezza, insieme all'ingrigire della mia chioma, che ancora scandalizza il mio amico Marco - una donna coi capelli grigi? maddai! mi disse qualche anno fa, notando l'inizio del mio incanutire (sempre troppo lento, immo , che la mia aspirazione per il futuro è Sisu, da Raya e l'ultimo drago , ma siccome non ci penso nemmeno a decolorarmi i capelli, sto pazientemente attendendo il loro naturale sbianchirsi). Che poi, per altro, adesso pure la moda mi ha dato ragione, creando un imprevedibilissimo momento di serendipità tra me e le riviste femminili: alla mia età avere i capelli bianchi è diventato cool  (mentre sospetto che non sia più affatto cool  usare la parola cool. Seppur niente batte l’antinomico spettacolo di me che dico cringe, generando automatica...

Di Australia, lavanderie, polvere ed entropia

 Il problema della mia generazione... no, incipit infelice, cambio Noi che non si aveva il cellulare ... no, infelice pure questo. Riprovo Io sono cresciuta guardando Georgie. E anche I Jefferson, quelli della lavanderia. Ricordo una compagna di prima media - poi l'hanno bocciata e non l'ho più vista, d'altronde non era venuta a scuola i primi mesi perché c'era vendemmia e le sue braccia servivano più a tirar giù l'uva che a far le espressioni e l'analisi logica - ricordo dunque tal Lavinia - scusa se mi ricordo di te solo per questo -  che non aveva idea di chi fosse Georgie . Eh, certo, non guardava i cartoni animati, stava in vigna. Poi scoprii anche io che in realtà è un manga, pure piuttosto ambiguo, tra l'altro. Ma allora era solo l'idolo dei miei sogni preadolescenziali, con tanto di viaggio in Australia e koala e pure matrigna stronza. Avrei accettato tutto, pur di avere Abel e Artur. E Lowell. Insomma, quando ne parlavo con gli occhi sognanti a...

Di uova e mirtilli, tartarughe e Nora Ephron

Quando arrivi a cinquant'anni pensi che di te sai tutto quanto. In cinquant'anni sei arrivata a sapere (e ad accettare) quasi tutto quello che c'era da sapere su te stessa. Pensi Perché di cose ne sono successe tante, e ti sei vista reagire, ti sei vista soffrire, di sei vista fare - e non fare - hai adesso la possibilità di elaborare aspettative plausibili su te stessa. Puoi efficacemente sostenere di saper generalizzare: "io faccio sempre così..." Empiristicamente Avendo anche già superato quella fase in cui "non può essere che io sia così", per passare a "ok, adesso lo vedo, me ne accorgo pure io. Non avevate torto. Non era mia intenzione, ma almeno adesso lo so" Adesso lo so Perché il sospetto ti era già venuto Di rimandi ne avevi avuti a bizzeffe, ma quando sei ventiqualcosenne o trentaqualcosenne - ma anche dopo i quaranta non cambia ancora più di tanto, adesso che "un ragazzo di trentacinque anni" è una frase che non fa più rid...